Testimonianze

“Il declino non è un destino ineluttabile. Viva il Cinema, Viva il Comunale”


Marcello Furriolo

di Marcello Furriolo* – “Non speravo proprio di vedere “Palazzina Laf”, il film sorpresa, che ha vinto tre Premi David di Donatello, tra cui Miglior Attore protagonista a Michele Riondino, che è anche regista del film e a Elio Germano Miglior Attore non protagonista, a Catanzaro al Comunale nel cuore del Centro Storico.
Un magnifico regalo che Francesco Passafaro ha fatto alla città, quando nessuno ci pensava.

Per la verità il vulcanico Francesco da qualche tempo mi aveva promesso che avrebbe aperto di nuovo al cinema la meravigliosa sala disegnata dal grande Saul Greco e fortemente voluta da Andrea Proto e dal figlio Franco. Si è impegnato anche a sostituire il proiettore con una modernissima macchina all’avanguardia per suono e immagine. Vedremo. Dobbiamo avere fiducia perché finora Passafaro e il suo team hanno dimostrato di avere tanta passione e grandi capacità operative. Hanno festeggiato sette anni di attività encomiabile dal punto di vista teatrale, colmando, con il loro target culturale e professionale, un grande vuoto creatosi in città e particolarmente nel Centro storico. Gliene va dato sinceramente atto e merito.

Francesco Passafaro conosce bene il mio punto di vista, non solo di vecchio cinefilo, che si rifugia nella piccola sala amica del Supercinema per recuperare dei buoni film di circuito, grazie all’impegno dei sostenitori, ma sopratutto all’eroico e competente lavoro di uno straordinario Alessandro, che ci tiene puntualmente aggiornati su una programmazione di qualità. Avendo poca voglia e disponibilità a frequentare l’ottima multisala del The Space alle Fontane, che richiede però l’impiego di un tempo sproporzionato (circa tre ore e mezza ) per assistere, sia pure in condizioni tecnologiche e di comodità ottimali, ad un film di circuito. Il cinema a Catanzaro si proiettava essenzialmente nel centro storico e nel cuore di Lido con il cinema Orso. Ricordiamo che Catanzaro ha avuto anche quattro Cinema operativi, Politeama, Masciari, Supercinema e Odeon, oltre al periferico Kursaal. Non dimentichiamo che la poesia del cinema al Politeama, col tetto apribile alla luce delle stelle, è stata immortalata da artisti come Gianni Amelio e dalle canzoni struggenti di Pino Pavone.

Ma è del Comunale che dobbiamo parlare. Perché l’altra sera mi ha regalato un’emozione grandissima. Non solo perché si proiettava un grande film che riscatta il cinema italiano, con una storia di forte attualità come il disagio delle condizioni di lavoro particolarmente in un Sud, in cui sembra eternamente incompiuto il percorso verso la modernizzazione e l’eguaglianza dei diritti fondamentali. La maggiore emozione è stata quella di assistere al film in una sala bellissima e confortevole, uno schermo grande e adeguato, dove abbiamo assistito, a partire dal mitico “Il giro del mondo in ottanta giorni” nella sera dell’ inaugurazione nel 1959, ai più grandi film della storia del cinema mondiale, ma anche a straordinarie serate di teatro, comprese le fantastiche e colorite rappresentazioni di avanspettacolo, che precedevano i film e che hanno visto esibirsi sul palcoscenico del Comunale i più grandi comici italiani del dopo guerra come i fratelli Beniamino e Dante Maggio e cantanti popolari come Mario Merola…
Altri tempi!.

Vorrei solo recuperare un pò di memoria, in una città che spesso rifiuta il supporto indispensabile della memoria per orientare la lettura del presente e guardare al futuro con saggezza, e pensare a come è nato il Comunale di Catanzaro. Ricordando che fu il frutto di una felice combinazione tra lungimiranza politico-amministrativa del Comune di Catanzaro, guidato dal giovane e dinamico Sindaco Ciccio Bova e l’intraprendenza di un operatore economico coraggioso come Andrea Proto, che si impegnò a realizzare, nel cuore del centro storico, un Cinema Teatro, avendo ottenuto in comodato d’uso un’area comunale, che gli avrebbe consentito di utilizzare parte degli spazi anche per residenze e uffici.

Erano gli anni cinquanta, nel fervore della ricostruzione post bellica e sicuramente fu un’operazione irripetibile, che oggi in pieno delirio moralista e populista, con una politica inconsistente e un potere amministrativo privo di visione dei destini della città, sarebbe stato impossibile realizzare.
Per decenni il Comunale è stato il prestigioso Cinema della città e la famiglia Proto ha onorato il vincolo di destinazione prioritaria voluto e perseguito nel tempo dall’Amministrazione Comunale.

Anche quando la crisi dilagante che ha investito il settore, in Italia e nel mondo, con un violento calo degli spettatori, ha visto la chiusura o la trasformazione di migliaia di sale cinematografiche. E a Catanzaro si dovette subire l’aggressiva trasformazione della moderna sala dell’Odeon nella sede di una banca, il vecchio Politeama sacrificato per la realizzazione del nuovo grande Teatro di Paolo Portoghesi, mentre lo splendido Masciari, nella cui sala liberty abbiamo assistito alle stagioni più coinvolgenti del cinema italiano e tenuto in attività grazie all’intelligenza, alla passione e ai sacrifici di una figura, forse troppo presto dimenticata, come Franco Ferrara, per poi finire nelle secche dell’insipienza e dell’incultura della politica che ne ha obliato il destino.

Ha ragione Passafaro quando afferma che per sostenere il cinema, anche in una città sull’orlo del declino come Catanzaro, occorrerebbe disporre almeno di due sale. Ma questo richiama proprio la lungimiranza degli operatori economici e la visione illuminata degli amministratori. Perché ci fu un tempo, nei primi anni novanta, in cui la famiglia Proto fece elaborare, su indicazione di un nobiluomo come l’architetto Franco Marincola, un progetto di ristrutturazione dell’intero fabbricato del Comunale affidandolo addirittura alla fantasia e all’arte del grande architetto e designer Massimiliano Fuksas, che prevedeva appunto la creazione di una multisala e una serie di spazi commerciali. Che avrebbero cambiato radicalmente il volto del centro storico destinandolo ad un futuro diverso. Purtroppo dal 1993 anche per Catanzaro inizia il periodo più buio della storia politica e democratica del Paese e con essa vanificando la voglia di cambiamento e di progresso. E così anche il progetto di Fuksas e del Nuovo Comunale finì insabbiato nelle mille piccole beghe particolari che hanno segnato il trentennio amministrativo di Palazzo Santa Chiara a cavallo dei due secoli.

Fra qualche giorno sarà nelle librerie il primo volume di una nuova collana sulla vita della città dal titolo “Catanzaro negli anni 50, la ricostruzione, la politica, la società, i personaggi, lo sport, l’US Catanzaro” un lungo viaggio, che ho percorso assieme a due straordinari compagni come Riccardo Colao e Gioacchino Concolino, fino agli anni 80 attraverso le meravigliose foto del mitico fotoreporter Carlostella.
Un modo per documentare, attraverso la nostra storia, che a Catanzaro il declino non è un destino ineluttabile.
Il Cinema, il suo incanto, dimostra che c’è ancora un domani. Difendiamolo!
Viva il Cinema! Viva il Comunale
*già sindaco di Catanzaro

Cimino: "Ama Calabria che ama il Teatro Comunale, i due Francesco dell’arte"


Franco Cimino 


  09 maggio 2024 16:17

di FRANCO CIMINO

 

Una chiusura col botto. L’aveva promesso Franco Pollice, direttore e promotore di Ama Calabria, magistralmente sostenuto in questa articolata produzione dal competente fratello e da Daniela Faccio, presidente di “ Amici della Musica".  L’aveva promesso e l’ha realizzato. 


Ieri sera al teatro Comunale, il teatro al Centro del Centro Storico, é andata in scena una delle opere teatrali tra le più belle che la mia memoria ricordi essersi svolte in Catanzaro, dal purtroppo sempre più triste Politeama a quello spazio d’arte straordinaria che é diventato il Comunale del compianto Franco Proto. Lui , indimenticabile ancora giovane uomo, che non finirò mai di ringraziare per aver affidato il Teatro a quei quattro pazzi capitanati dal più pazzo di tutti, che l’hanno salvato dalla chiusura e riportato a vita nuova. E splendente, visto le luci sempre accese sulla via principale e le persone, che in numero crescente, da lì dentro vanno e vengono, soddisfatte di quel piccolo gioiello nel cuore della Città. Cuore esso stesso della Città.

 

L’ho detto su quel palco, dove sono stato invitato a ricevere, in occasione del settimo anniversario del nuovo percorso del Comunale, un riconoscimento per me significativo, che in una Città così importante e ancora bella come Catanzaro, la chiusura della saracinesca di un negozio spegne una luce, sulla via e sulla Città, la riapertura delle porte di un teatro illuminano tutta la via, tutta la Città. Il mondo intero. E la vita anche di chi solo vi passa davanti.

 

Viva dunque il Comunale, che ha dato ospitalità ad Ama Calabria quell’anno del pre Covid in cui non poté rappresentarsi al Grandinetti di Lamezia in quanto chiuso per lavori di ristrutturazione. Ecco, quando da una difficoltà nasce la buona opportunità. Difficoltà e opportunità, che i due Francesco, Pollice e Passafaro, il musicista- direttore e l’attore-regista, hanno saputo trasformare in un duplice atto di straordinario valore. Due fatti che la politica nostrana e quel che ancora definiamo mondo culturale, non hanno mai saputo fare. Il primo, è l’alleanza, appunto politica e, quindi, territoriale, tra Lamezia Terme e Catanzaro, le due città che, invece di abbracciarsi, si guardano tuttora in cagnesco.

Il secondo, il ponte culturale che realizza non solo valide collaborazioni artistiche per la produzione di opere importanti, ma vere e proprie integrazioni, in cui le peculiarità artistiche di un luogo si uniscono a quelle dell’altro. Contaminandosi e conservandosi uguali. C’è un aspetto, poi, che mi piace sottolineare di questi due Francesco, che, io credo, discenda proprio dalla loro sensibilità di artisti, tanto da muovere il mio sospetto in coloro i quali, scarse anche di quella culturale, non lo manifestano. È un aspetto che fa bene anche all’immagine propria e del teatro. Un qualcosa di elegante che sta tra l’educazione e il rispetto. Del luogo e degli spettatori. Come i “ padroni” di casa, quando alla porta ricevono e riaccompagnano i loro ospiti. I due Francesco, Pollice e Passafaro, a ogni spettacolo li trovi all’ingresso del Teatro a salutare i convenuti, all’inizio e alla fine delle rappresentazioni. Li vedi sempre eleganti, ciascuno secondo il proprio stile. Sempre in giacca e cravatta. Ieri il maestro Pollice non c’era, per lui hanno fatto i doveri di casa, appunto, il fratello e la professoressa Faccio, con l’immancabile Francesco, il nostro “ mattattore”.

Per concludere, un mio breve accenno allo spettacolo di ieri sera. Breve perché non ho le competenze per dirne criticamente. Breve perché riuscirebbe a chiunque difficile presentarlo se non attraverso le emozioni prodotte. Breve, perché va visto. E chi se l’è perso fa ancora in tempo a recuperarlo in quel di Lamezia, dove andrà in scena questa sera. Al bel teatro Grandinetti. Due grandissimi attori, Sergio Rubini e Daniele Russo, hanno portato in scena “ Il caso Jekill” per la regia dello stesso Rubini. Sono stati formidabili. Una recitazione poche volte vista, con quel ritmo incalzante e i rapidi cambiamenti di posizione e ruolo. E quei dialoghi su testi di grande effetto, anche letterario.

Dire che Russo, nel suo doppio, dott Jekill e mister Hide, sia stato fenomenale è riduttivo. Ma anche fuorviante. Ci distrarrebbe dal dire che tutti gli altri interpreti sono stati di pari valore. Li elenco qui nome per nome: Geno Diana, Roberto Salemi,Angelo Zampieri, Alessia Santalucia. Bravissimo Rubini nei panni del raccontatore in scena e dello scienziato medico. E bravissimo alla regia. Soprattutto, per quella capacità, che solo i veri artisti, poiché in essi vi è la generosità, sanno esprimere. Quella, cioè, di rendere ciascun attore protagonista principale, non figura secondaria, dell’opera. Per questo sono apparsi, a tutto il pubblico che li ha applauditi lungamente in piedi, eccezionali quei protagonisti.


 E si può, in nome della libertà di esse e della ricerca, accettare e impiegare tutto ciò che scienza e tecnica inventano? Si può consentire che esse creino nuova vita e nuova intelligenza, pur se dall’interno della stessa vita e della stessa intelligenza, che, modificando la natura umana, si impadroniscano dell’uomo e della sua vera libertà? Ecco, grazie alla bellezza dei due Francesco e alla grandezza di Sergio Rubini, il quesito che si muove nell’aria che respiriamo..

Frank Merenda - Esperto di Marketing n° 1 in Europa. 
Un uomo di spettacolo è un imprenditore. Un imprenditore è un esperto di marketing che sa leggere un bilancio. Un attore di teatro deve essere un esperto di marketing che riempie le sedie del teatro e dopo va a consegnare il suo prodotto, cioè va in scena a recitare. Se invece vuole rimanere solo un artista-operaio del palco, deve trovarsi un imprenditore che riempia le sedie al posto suo. 
Francesco Passafaro questa lezione l'ha imparata bene. E ha portato al successo la sua compagnia, a Catanzaro e non a Brooklyn. Senza agganci e senza amici. Con la forza dell'intelligenza e della determinazione.